Culti

Verbania - C.so Mameli 19
Domenica 17 marzo, Tempio di Intra, dalle h.10 momenti di preghiera e canti, Culto alle h. 11 con relatica Cena del Signore

Omegna - Via F.lli Di Dio 64
Domenica 17 marzo, Tempio di Omegna, Culto alle h. 9 con relativa Cena del Signore

20/10/2023

 "Non rendete a nessuno male per male […]. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene."   (Romani 12,17.21)

Sto preparando questa circolare pochi giorni dopo l’attacco terroristico di Hamas nei confronti di Israele. Non sono certo in grado di fare analisi geo-politiche, né tanto meno storiche. Voglio però condividere la testimonianza che ho ascoltato molti anni fa da parte di un israeliano che faceva parte di una associazione composta sia da israeliani, sia da palestinesi, che avevano in comune un terribile dramma: erano tutti genitori che avevano perso i propri figli nel conflitto israelo-palestinese. Erano stati invitati a una serata pubblica un israeliano e un palestinese, entrambi membri di questa associazione; il palestinese non aveva purtroppo ottenuto il visto per venire in Italia e non aveva potuto partecipare. Era quindi presente soltanto l’israeliano, il cui figlio, che era un soldato, era stato ucciso dai palestinesi. Dopo la morte del figlio – raccontò – molti intorno a lui lo invitavano all’odio e alla vendetta. Quell’uomo scelse però un’altra strada; aveva riflettuto a lungo ed era giunto alla conclusione che nulla avrebbe potuto riportare in vita il proprio figlio, e che l’unica cosa che poteva fare era cercare di impegnarsi per evitare che la stessa tragedia accadesse in altre famiglie. Per suo figlio, che era morto, ormai non poteva fare più nulla; ciò che poteva fare per i figli, ancora vivi, degli altri israeliani (e anche dei palestinesi) era lavorare per la pace e la riconciliazione. Contribuì quindi a fondare questa associazione composta da genitori di entrambe le parti che avevano in comune il lutto per aver perso le creature che avevano messo al mondo. Questa associazione esiste tutt’ora e si chiama “Parents Circle – Families Forum” (Circolo dei genitori – Forum delle famiglie) e il suo sito web è in inglese, ebraico e arabo: https://www.theparentscircle.org/en                                           

Nella home page del loro sito è scritto: “Se avete perso un familiare a causa del conflitto e siete stanchi del ciclo infinito di perdite di vite umane, vorremmo avervi con noi. Insieme, continueremo a lavorare per prevenire ulteriori lutti, per creare dialogo, riconciliazione e pace”                                                   

La domanda che oggi tutti ci poniamo è se ora, dopo il terribile attacco del 7 ottobre, sia ancora possibile sognare una soluzione pacifica del conflitto, se sia ancora possibile perseguire la soluzione “due popoli – due Stati”. Ma del resto quale sarebbe l’alternativa? Forse una guerra senza fine?         

La radice da cui nasce la violenza è l’odio, e in questi decenni l’odio tra palestinesi e israeliani è stato da alcuni (da entrambe le parti) volontariamente coltivato, ed è cresciuto a dismisura.   

Ma non da tutti è stato coltivato l’odio: la testimonianza di quel padre da me ascoltato molti anni fa mi fa sperare che – non oggi probabilmente, ma prima o poi – qualcuno possa continuare a reagire al dolore non con l’odio e la vendetta, ma con la ricerca del dialogo e della riconciliazione.                         

Come cristiani condanniamo l’attacco violento e crudele del 7 ottobre e preghiamo per i parenti di tutte le vittime innocenti e per la liberazione degli ostaggi. Ma, oltre a questo, la cosa più importante che possiamo fare è quella di non smettere – anche e proprio quando sembra una cosa assurda – di predicare e vivere l’evangelo della riconciliazione.                       

Dall’odio nasce odio, la violenza chiama violenza. L’evangelo ci chiama invece a spezzare (come cercano di fare i genitori del Parents Circle) questa spirale mortale e mortifera e a scegliere un’altra strada, che è quella percorsa da Gesù: “Non rendete a nessuno male per male […]. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene”.

Marco Gisola

 


NOVITÀ ORARIO del CULTO

CHIESE di INTRA e OMEGNA

Le assemblee delle chiese di Omegna (1 ottobre) e Intra (8 ottobre) hanno deciso di spostare l’orario del culto in modo che il pastore possa, almeno due domeniche al mese e quando sarà necessario, tenere il culto sia a Omegna, sia a Intra. I nuovi orari saranno validi a partire dal mese di novembre, mentre per le rimanenti domeniche di ottobre rimangono validi i vecchi orari delle ore 10,00 ad Omegna e delle ore 10,30 a Intra.

Quindi:

A PARTIRE DAL MESE DI NOVEMBRE

IL CULTO A OMEGNA SI TERRÀ ALLE ORE 9,00

IL CULTO A INTRA SI TERRÀ ALLE ORE 11,00

11/09/2023

 


1943. Sapremmo oggi avere quella sensibilità teologica?

 di Claudio Pasquet

 08 settembre 2023

Un video ricorda il Sinodo valdese che si svolse nei giorni dell'armistizio caratterizzato dall'"Ordine del giorno Subilia", una richiesta di peccato per le timidezze della chiesa di fronte al nazifascismo

In apertura dei lavori del Sinodo delle chiese valdesi e metodiste dello scorso agosto è stato trasmesso un video voluto dalla Tavola valdese, realizzato per raccontare l'importante Sinodo del 1943 che si svolse durante i giorni dell'armistizio con cui l'Italia sanciva la resa agli Alleati. In particolare il riferimento è al cosiddetto "ordine del giorno Subilia", dal nome del pastore Vittorio Subilia, fra i principali promotori. Un ordine del giorno che confessava i peccati di una chiesa troppo timida di fronte al regime fascista e che dopo ampia discussione venne ritirato per evitare dolorose spaccature. L'articolo che segue del pastore Claudio Pasquet ripercorre quelle vicende.

Un Sinodo che fa memoria di un altro, ottanta anni dopo. È quanto è successo a Torre Pellice proprio in apertura dei lavori sinodali che si sono svolti dal 20 al 25 agosto scorsi. Un bel video ci ha aiutato a ricordare quel tragico settembre del 1943 in cui la nostra chiesa si ritrovava nella sua massima assise, tra la guerra che sembrava dover continuare e le assolute incertezze del futuro.

In quel momento venne presentato alla discussione un atto che viene ricordato come ordine del giorno “Subilia”, in nome del pastore che ne ispirò le linee teologiche. Ma in realtà i suoi presentatori erano i membri della Commissione d’esame che, allora come oggi, ispira i lavori dell’assemblea. Il dibattito fu subito accesissimo tra quanti temevano di coinvolgere la chiesa in una querelle piena di incertezze per il futuro e coloro che chiedevano una maggior decisione nel confessare il peccato di una chiesa troppo timida verso il potere nazi-fascista.

Infatti si trattava proprio di una vera confessione di peccato che val la pena di esaminare da vicino. Innanzitutto le parole in cui il Sinodo «si umilia davanti a Dio di non aver saputo proclamare in ogni contingenza ed a costo di qualsiasi rischio il messaggio di Cristo il Signore in tutte le sue implicazioni». Rischio che da quel settembre seppero però correre molti, e molte, giovani valdesi abbracciando gli ideali della Resistenza, e in tanti lo fecero anche sulla base della loro fede.

Ma si tratta anche di un ordine del giorno profetico che, in tempi anteriori all’ecumenismo, afferma la sua «solidarietà di fede, di preghiera, di sofferenza e di combattimento con le Chiese in distretta per fedeltà a Cristo (...) si sente parte viva della Chiesa universale». La memoria va subito a quanti nelle Chiese tedesche, seppur in minoranza, avevano saputo opporsi alla follia nazista e a coloro che si apprestavano ovunque a combattere per opporvisi negli anni successivi. Infatti troviamo anche parole che parlano di una scelta «al di sopra di ogni barriera di nazione e di razza», e dire queste cose quando erano ancora in vigore le leggi razziali e nazionaliste significava una decisa scelta di campo.

Sapendo che tale ordine del giorno avrebbe provocato una spaccatura, i proponenti decisero, pur a malincuore, di ritirarlo. Sarebbe passato, magari con una risicata maggioranza? Nessuno può dirlo. Oggi non avremmo dubbi su come schierarci, ma credo sarebbe ingiusto pronunciare a posteriori inutili condanne su persone che, nell’incertezza e senza informazioni sull’evoluzione delle cose, non seppero dare un giudizio più netto.

Oggi il nostro Sinodo non ha trovato il tempo di discutere sull’argomento, ma ha voluto comunque ricordare… e in un tempo in cui gli italiani tendono a non imparare nulla dalla storia, non è poco. Mi resta una domanda: di fronte alle mille problematiche del mondo attuale, saremmo ancora capaci di scrivere un pronunciamento teologico di tale forza? Non parlo di valutazioni politiche, economiche, etiche o sociali, di quelle ne facciamo pure troppe, ma proprio della capacità di fare teologia partendo dal contesto, riaffermando la fede in Gesù Cristo, il Signore della storia che giudica anche le nostre incertezze.